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"Non basta sapere, bisogna anche applicare non basta volere, bisogna anche fare."
(J.W. Goethe)

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Nella nostra Photo Galley troverete tanti “sorrisi”. I bambini cono handicap odontoiatrici e non solo, vengono accolti da personale specializzato per una accurata ed esaustiva corsa al “sorriso”…

La “Clown Therapy”. Un po’ di storia…

I primi “dottori del sorriso” apparvero negli anni ’80 a New York. Il Sig. Michael Christensen, clown professionista, impiegato all’epoca al Big Apple Circus, insieme a Paul Binder, fondò nel 1986 la “The Clown Care Unit” (l’Unità di Clown Terapia), per iniziare a fare conoscere quella che sarebbe poi diventata una vera e propria conquista nel campo della medicina. Anche Francia e Svizzera si sono interessate ed hanno fondato rispettivamente “Le Rire Medicin” e la Fondazione Theodora dando vita nel 1991 e nel 1993 a programmi di “sorriso terapia”. Il precursore per eccellenza, ricordato anche in un film che prende il suo nome ed interpretato da Robbie Williams, è stato il Dr. Hunter D. “Patch” Adams dagli Stati Uniti, fondatore dell’Istituto Gesundheit, una casa – ospedale nel West Virginia.

La formazione degli “Addetti al Sorriso”

La parola “clown” richiama a tutti un’esperienza vissuta almeno una volta da bambini, simpatici amici dai mille colori capaci di fare magie lasciando i bambini a bocca aperta e con un sorriso in più da portare a casa. Il loro compito è e rimarrà sempre quello, ma il contesto può far assumere alla  parola una connotazione diversa.

Il SISM “Segretariato Italiano Studenti Medicina” ha deciso di “professionalizzarsi” su questo tema, creando il Progetto Medici Clown. In ospedale non bastano la simpatia e la creatività, serve anche, e soprattutto, professionalità da acquisire con una preparazione specifica.  È importante insegnare al medico o alle persone che si offrono volontarie per il sostegno dei malati (che spesso  affiancano i medici sin dalla prima fase di accoglienza, durante le visite e i vari esami), a sorridere davanti alla malattia, per rendere la permanenza in ospedale ai bambini più sopportabile. Per fare questo bisogna subito stabilire un rapporto complice con i pazienti, non bisogna apparire come persone estranee ma come qualcosa di familiare di cui ci si può fidare ed affidare. L’approccio con i bambini non è sempre semplice, ci sono molti fattori che determinano la differenza. È importante che il bambino  non viva solo il ruolo di spettatore, ma che possa partecipare alle magie e agli spettacoli d’animazione, creati appositamente per lui. Il lavoro dei “clown del sorriso” deve diventare un evento atteso dai pazienti, una distrazione. Bisogna lasciare il segno nelle loro giornate che sembrano non finire mai, un segno che non è fatto solo di ricordi. Regalando ai bambini un disegno o qualsiasi altra cosa che possa dare loro un po’ di conforto, viene alimentata la speranza di rivivere questa gioiosa esperienza.

Questo servizio è di sostegno anche per i genitori, che inizialmente si sentono deboli di fronte alla malattia, ma che imparano anche loro con il tempo ad affrontarla con più coraggio.

I dottori travestiti da clown, prima di entrare nelle camere degli ammalati, è bene che si informino, in un incontro con le infermiere responsabili del servizio, sul numero di bambini da visitare e il loro stato di salute fisica e psicologica, oltre all’autorizzazione dei genitori e dei bambini stessi.


 
Giuseppe Zeno
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